Testo completo
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La tradizione secolare di ricondurre in Viggiano la venerata immagine della Madonna per una sosta di otto mesi (da settembre a maggio) spinse i fedeli ad innalzare nella cittadina mariana un tempio imponente, che fosse degna reggia per la celeste Regina.
Distrutto dai diversi terremoti cui è stata soggetta nei secoli la terra lucana, il Santuario si presenta oggi con un impianto fondamentalmente settecentesco.
Lo stile baroccheggiante risente non poco di quello della vicina e famosa Certosa di Padula, con il suo carico di stucchi, marmi, oro a foglie, tele pregevoli.
Il tempio è a tre navate con soffitto a cassettoni romani in oro zecchino, eseguito dal Frezza nel 1854.
Al suo centro sono incastonate due grandi tele di scuola napoletana, una raffigurante l'Annunciazione e l'altra l'Assunzione.
La navata centrale termina con l'abside, sormontata da una ricca cupola con lanternino, arricchita lateralmente da due grandi affreschi del pittore lucano Lanziani, raffiguranti l'uno la Natività, l'altro la disputa di Gesù al tempio.
Di notevole pregio, sempre all'interno della zona absidale, l'altare del Santissimo, interamente in pietra di Padula, e il settecentesco trono ligneo in oro zecchino, all'interno del quale è custodito il prezioso simulacro della Madonna.
Tutto il corpo del tempio è più quadrato che rettangolare, e nelle pareti laterali accoglie due sontuosi altari in stile barocco, uno dedicato al Sacro Cuore di Gesù, l'altro alle Sante Reliquie, tra le quali primeggia l'intero corpo del giovane martire romano San Prospero, prelevato dalle catacombe dell'Urbe e donato al Santuario.
Degne di nota, nelle pareti laterali, due altre opere del già citato Lanziani, raffiguranti l'una il Battesimo di Gesù, l'altra Sant'Anna, ma soprattutto una pregevole tela di Giansenio Ferrari (1714) raffigurante la Madonna del Sacro Monte con ai piedi i Patroni del Regno di Napoli, ed un'altra di Filiberto Guma da Pignola (1656), raffigurante l'Immacolata.
La facciata è di linee più semplici, ma nel complesso risulta assai graziosa ed elegante. Al centro l'artistico portone di bronzo realizzato a ricordo del in bronzo e oro zecchino, disegnata dalla sensibilità dello scultore lucano Marco Santoro, descrive, attraverso sei nuclei forti di immagini al alto rilievo, altrettanti episodi salienti della storia del Santuario, dalle sue lontane e leggendarie origini basiliane all'ultima incoronazione realizzata da Giovanni Paolo II nell'aprile del 1991.
Alle sei scene si uniscono una ricca ed elegante successione di simboli mariani ed una serie di sei ritratti di santi e beati lucani, il tutto inquadrato all'interno di una cornice di raffinate decorazioni vegetali che, oltre a conferire leggerezza e grazia al bronzo dorato, richiamano concettualmente al legame, antico e ancora fortissimo, con la terra lucana, i suoi frutti e le sue stagioni.
Semplice ma al contempo imponente anche il campanile, arricchito a ricordo del Concilio Vaticano II di un melodioso concerto di cinque campane, a cui se ne è aggiunta una sesta di circa undici quintali fusa a ricordo del Giubileo del 2000.
Degni di una visita, infine, i locali della Sacrestia, interamente restaurati nel 1996 ad opera del Rettore don Paolo D'Ambrosio. Al loro interno hanno trovato degna collocazione alcuni dei manufatti artistici (sculture, tele, arredi sacri...) che costituiscono il tesoro del Santuario.
Il tempio fu solennemente consacrato da Mons. Alessandro Puoti, Vescovo di Marsico, il 31 maggio 1735, con assegnazione della data anniversaria per la seconda domenica di ottobre, come ricorda la lapide marmorea posta a destra dell'ingresso principale.
Estremamente più semplice, invece, la cappella cinquecentesca che, da maggio a settembre, ospita il simulacro della Madonna sulla vetta del Sacro Monte, a 1725 metri slm., nel punto esatto dove cadono i confini dei comuni di Viggiano, Marsicovetere e Calvello.
L'asprezza del luogo e del clima ha qui reso impossibile qualsiasi intervento artistico di nota, anche se nel suo complesso l'edificio risulta, proprio a motivo della sua semplicità, armonioso e raccolto.
Più volte restaurato (l'ultimo restauro è del 1995), il tempietto custodisce al suo interno la buca dove, secondo la leggenda, sarebbe stata ritrovata, miracolosamente intatta, la scultura raffigurante la Madonna.
Degne di nota, sempre nel territorio di Viggiano, la chiesetta di San Sebastiano, dove si può ammirare ancora un magnifico polittico settecentesco dedicato al Santo, il Convento di Santa Maria del Gesù, comunemente detto di Sant'Antonio, e, subito fuori del centro abitato, i suggestivi ruderi della chiesa di Santa Maria La Preta, antica laura basiliana posta su di un ciclopico bastione di roccia, a strapiombo sul torrente Casale.