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Arpe diatoniche di tipo viggianese oggi esistenti
La mostra degli strumenti della musica popolare in Italia del 1984 ha consentito per la prima volta, sia nella fase preparatoria di ricerca e documentazione, sia nel raffronto diretto di oltre cento strumenti riuniti per essere esposti, una ricognizione abbastanza sistematica e comunque assai estesa dello strumentario italiano di uso popolare, e, in questo contesto, ha permesso di documentare in modo più o meno esauriente alcuni gruppi di strumenti e di individuare alcuni strumenti finora non noti.
Alla mostra degli strumenti popolari italiani tenutasi a Bologna nel 1984 è stata esposta un'arpa portativa a trenta quattro corde, altezza cm 140, costruita presumibilmente a Viggiano alla fine del sec. XIX; di proprietà del prof. Leydi che l'acquistò a Milano nel 1983. Lo strumento presenta una colonna scolpita: arricchita da una "corona" sul capitello. Nel padiglione della Basilicata: "La comunità rurale e la sua "poesia" di Italia '61, a Torino, viene esposta un'arpa portativa, proprietà di Alfredo Fiore (8) di Viggiano. Lo strumento è completo di cinghia per il trasporto, in ottimo stato di conservazione; usata da Raffaele Padula (nonno di Alfredo) suonatore girovago in Austrialia con il violinista Giuseppe Punaro.
Arpa (portativa?) senza meccanica,di trentasei corde,altezza cm 146, larghezza cm 63; ha due corde in più in funzione dell'altezza; la colonna è solcata da scanalature parallele, nel senso della lunghezza; il capitello poggia su un calice di foglie, scolpite nel legno; è sormontato da una corona e presenta fregi. La colonna, in basso, si restringe e poggia su un piccolo zoccolo tornito. Di proprietà della sig.ra Rosa Fanelli Vicario di Potenza, donatale dalla madre maestra d'arpa, che, a sua volta, l'aveva ereditata dal padre avv. Zito che aveva studiato a Viggiano. Arpa portativa a trenta corde, altezza cm 125, colonna sottile, tornita ed essenziale, capitello con semplice fregio sormontato da una corona, datata intorno al XVIII secolo. Arpa portativa di legno in noce, con trenta quattro corde, altezza cm. 140 circa. È un esemplare di quelle usate nel napoletano dai suonatori girovaghi viggianesi, dono al Museo Storico Musicale "S. Pietro a Majella", Napoli, del Duca Ernesto del Balzo. È contrassegnata dal numero di catalogo 792, la cassa di risonanza ha i fianchi dritti e sulla tavola armonica presenta un traforo a figura geometrica posto in modo asimmetrico. La cassa armonica, a differenza delle arpe contemporanee, è chiusa a tergo e quindi il suono veniva distribuito dalla parte anteriore della cassa attraverso i trafori, tecnica costruttiva differente da quella delle arpe moderne. La colonna è sottile e snella, si presenta danneggiata nel gomito del modiglione e nel tergo della cassa.
La base è di forma rettangolare, più sporgente dietro e ridotta ad un bordino sul davanti, sorretta da quattro piedini laterali, due avanti e due dietro a forma di zampa. È priva di capitello, la colonna è sormontata da una corona lineare; sul modiglione si conservano tutti i pironi ove si avvolgono le corde. Nell'insieme è flessuosa e slanciata.
La "Hooked Harp" di Antonio Bertolini, 1790, conservata al Dubrovnik Museum, Rector's Palace; altezza cm. 100, corde n. 17, di tipo portativo, anch' essa presenta trafori sulla cassa armonica a forma di fiore per la fuoriuscita del suono simile a quella dell'arpa del Museo in S. Pietro a Majella. Priva di corona, nella parte inferiore poggia direttamente sulla tavola armonica. La meccanica è ad uncino come quella delle arpe usate in Tirolo e Bavaria citate dal Lippman nel suo articolo "Le arpe popolari in Italia" pubblicato in " Analecta Musicologica " e precedentemente da Hans Zingel, Goethe, E. T. Hoffmann, Heine, Berlioz.